Qualcuno disse che la via del fare è l'essere. Per il sognatore piuttosto la via del
fare è il fare.
L'esigenza che spinge il sognatore al sogno è l'istinto di sopravvivenza. Costretto in
un ufficio con le scrivanie di formica verde, il sognatore sogna, e sogna e sogna
per non impazzire o non soccombere. L'istinto del sognatore è indomito, non riesce
ad adeguarsi agli standard richiesti, solo finge che sia così. Sorride e sogna.
il sognatore vero però, è così convinto del suo sogno che è pronto ad agire per
inseguirlo. il sognatore sfiduciato pensa "è solo un bel sogno, sono troppo
giovane/vecchio/laureato/.../povero/ricco per realizzarlo". Il vero sognatore è in
genere un incosciente, è convinto di poter cambiare il mondo e vuole fortemente
farlo. Così cogita e sogna ed elabora. Poi espone ad altri sognatori (i sognatori di
solito vivono in piccoli branchi di loro simili). gli altri sognatori, alle esposizioni dei
sogni altrui muovono lievi obiezioni, tanto per dire "lo facciamo per il tuo bene, se
ti schianti al suolo te lo abbiamo detto" insomma, si mettono la coscienza a posto.
Per il resto del tempo annuiscono.
il giorno dopo il sognatore ha già elaborato una cinquantina di possibili varianti del
sogno. il terzo giorno le ha già cambiate per un buon 75%. e così via. Dopo qualche
tempo, se ne sopravvive qualcuna passa all'azione. e allora fa cose che voi umani
non potreste neppure immaginare: si licenzia, si iscrive all'università, compra una
fisarmonica... con leggerezza e passione, anche a costo di sacrifici, di non
mangiare, di dormire tre ore a notte o fare spesa nel discount più fetido. gli altri
sognatori applaudono (del resto sono lì per questo) e il sognatore prova l'ebbrezza di
accarezzare il suo sogno.